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La nostra storia

Era il 1° dicembre 1946, quando sette giovani poco meno che ventenni, che frequentavano già le grotte del Carso triestino, decidono di fondare un proprio gruppo: il Gruppo Triestino Speleologi.

Agli inizi il campo di attività è proprio il Carso alle spalle di Trieste, dove uno dei primi successi esplorativi è il raggiungimento del fondo dell’Abisso S. Zulla (-234 m). A questo fanno seguito importanti e impegnative spedizioni in Friuli e in altre regioni italiane. La preparazione tecnica e i risultati ottenuti contribuiscono a fare del GTS uno dei maggiori sodalizi speleologici dell’epoca sul territorio nazionale.

È del 1949 l’esplorazione dell’Abisso di Lamar in Trentino e la discesa del Bus de la Lum, sul Pian del Cansiglio, con il ritrovamento di salme di infoibati che, l’anno successivo, vengono in parte recuperate su incarico dell’Esercito.

Almeno tre sono le spedizioni intraprese alla Grotta Guglielmo, in Lombardia, tra il 1950 e il 1953 per continuarne l’esplorazione.

Nell’estate del 1955 ha luogo un’importante spedizione sul Massiccio del Marguareis, in Piemonte, all’Abisso Gachè. Purtroppo una tragedia colpisce il gruppo: Lucio Mersi muore precipitando dal pozzo di 127 metri. Dopo questo fatto l’attività ha una brusca frenata e per diversi anni stenta a riprendersi. Poche sono le uscite negli anni che seguono la tragedia, la maggior parte sul Carso triestino e in Friuli; ma non mancano anche alcune importanti spedizioni nel resto d’Italia. Tra queste possiamo ricordare le discese alla Tana dell’Uomo Selvatico (Toscana) e alla Grava di Vesalo (Campania).

A partire dal 1971, e per diversi anni fino al 1979, il GTS opera in Sardegna, dove esplora e rileva – anche in collaborazione con gruppi locali – numerose cavità, specialmente nel Sulcis Iglesiente.

In questo periodo si intensificano anche le attività sul Carso triestino, dove si rinvengono numerose nuove cavità. A metà degli anni Settanta si intraprendono lavori sistematici in Friuli, soprattutto in nuove aree carsiche delle Alpi e Prealpi carniche, raggiungendo importanti risultati esplorativi. In particolare possiamo ricordare il Monte Lodina (circa 50 nuove cavità con due abissi di 450 m di profondità), il Monte Naiarda (circa 50 cavità nuove di cui una profonda 450 m), il Monte Pal Piccolo (con un sistema di oltre 200 m di dislivello e circa 1.500 m di sviluppo), l’area del Monte Cavallo di Pontebba (con il Complesso omonimo di 690 m di profondità e 5,5 km di sviluppo). Proprio in quest’ultima zona, nel novembre 1990, un altro triste fatto colpisce il GTS: Claudio Benedetti muore durante la marcia di ritorno dopo un’esplorazione all’Abisso degli Incubi.

Dalla fine degli anni Settanta il GTS inizia a operare sul massiccio del Monte Canin dove numerose sono le cavità e gli abissi esplorati e rilevati che hanno dato grandi soddisfazioni. Il GTS ha sempre creduto nella collaborazione tra gruppi speleologici e si è impegnato a costruire reti di collaborazione per le attività esplorative ma anche per promuovere lo sviluppo della disciplina. È del 2000 il raggiungimento di un fondo a -1.118 m nel Complesso del Foran del Muss sul Monte Canin: il coronamento di un lavoro di collaborazione con diversi gruppi regionali ma non solo. Sempre sul Monte Canin la stessa collaborazione ha portato, nel 2019, alla giunzione dei due grandi complessi (Col delle Erbe e Foran del Muss) a formare il Complesso del Monte Canin che, a oggi, è il sistema più esteso d’Italia (più di 80 km) e quello con il maggior numero di ingressi (oltre 60). Quest’ultima impresa è stata realizzata grazie al “Progetto Grande Poiz”, di cui il GTS è stato promotore, che dal 2012 al 2019 ha visto la partecipazione di una settantina di speleologi provenienti da 11 diversi gruppi.

Dal 2011 il gruppo collabora al “Progetto Targhette” della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia. Il progetto prevede l’identificazione, la targhettatura, il riposizionamento con GPS e foto dell’imbocco delle più di 8.000 cavità della Regione. Il GTS in questi 10 anni si è concentrato nel cercare le cavità più vecchie, quelle che risultano introvabili e molte sono quelle rintracciate grazie sia a un certosino lavoro sul terreno ma soprattutto a una fruttuosa ricerca bibliografica e storica.

Fin dalle sue origini il gruppo si era specializzato anche in ricerche di meteorologia ipogea, che culminano in un lavoro presentato al VI Congresso Nazionale di Speleologia svoltosi a Trieste nel 1954. Questo congresso vede il GTS tra gli organizzatori, assieme ad altri due gruppi concittadini.

Nel 1968 un importante passo è l’adattamento della Grotta Germoni, nel Carso triestino, a cavità sperimentale. Nella Germoni vengono intrapresi dei lavori di meteorologia ipogea e altri tipi di studi e ricerche.

Nel 1950 a Verona, alcuni soci partecipano alla ricostituzione della Società Speleologica Italiana (SSI) associazione nazionale alla quale il GTS è stato il primo gruppo ad aderire.

Verso la fine degli anni Cinquanta il GTS è in prima linea per la costituzione di una Federazione Speleologica Triestina e le attività a essa collegate (spedizione in Toscana e organizzazione del I Congresso Speleologico Triestino). Il GTS ha dato un contributo molto importante anche per la costituzione nel 1997 della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia.

Agli inizi degli anni Settanta si ha un incremento delle attività editoriali del GTS con la pubblicazione del volume Venticinque anni di attività del Gruppo Triestino Speleologi e del primo numero del Bollettino. Nel 1996 viene pubblicato 50 anni di attività del Gruppo Triestino Speleologi. L’attività editoriale propria del GTS è arrivata a pubblicare, nel 2021, il volume XIX del Bollettino. Intense sono le collaborazioni con riviste a carattere speleologico iniziate nei primi anni ’50 con Rassegna Speleologica Italiana e proseguite soprattutto con la rivista Speleologia della Società Speleologica Italiana. Numerosi anche i lavori pubblicati sugli Atti di congressi e convegni sia a livello internazionale, che nazionale e regionale.

Dal 1983 il GTS ha organizzato 23 corsi di I livello di introduzione alla speleologia, omologati dalla Commissione Nazionale Scuole della Società Speleologica Italiana, intervallati dall’organizzazione e partecipazione a diversi corsi di II e III livello.

Il Gruppo Triestino Speleologi è socio della Società Speleologica Italiana (SSI), della Federazione Speleologica Regionale del Friuli Venezia Giulia (FSRFVG) e della Federazione Speleologica Triestina (FST).


Per celebrare i 75 anni di attività ininterrotta, a dicembre del 2021 il GTS ha organizzato una serata con la proiezione, in anteprima per Trieste, de Il Buco di Michelangelo Frammartino, il film che ha vinto il Premio Speciale della Giuria alla 78a Mostra del Cinema di Venezia. La proiezione ha visto la partecipazione di numerosi amici e di Sergio Orsini, Presidente della Società Speleologica Italiana.